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Il dualismo Yin e Yang

Uno dei temi di maggior interesse della natura umana è il dualismo Yin e Yang. I termini yang e yin identificano: l’azione, la forza, la volontà ecc. il primo, la passività, la remissione, l’accettazione il secondo.

Nel macrocosmo questo dualismo è presente in varie manifestazioni dei principi che regolano e sono espressione dei criteri secondo cui è stato creato l’universo. Pensiamo al sole ed alla luna, al giorno e alla notte, alla luce ed alle tenebre, al calore ed al freddo. L’aspetto del dualismo più evidente, presente nella natura umana, consiste nella separazione dei sessi tra maschio e femmina (presente anche in quasi tutte le altre specie animali).

Le persone di sesso maschile sono prevalentemente yang, nelle donne sono più spiccate le qualità yin. Gli uomini hanno un fisico più muscoloso ed un carattere più aggressivo, poiché il loro corpo secerne un ormone, il testosterone, che porta il fisico ad assumere queste caratteristiche; come conseguenza sono stati inclini ed abili a svolgere attività quali la caccia, i lavori pesanti ed occuparsi delle questioni militari. Le donne, data la conformazione fisica e la presenza dell’ormone progesterone, ad occuparsi della gestazione della prole, successivamente allevare i figli prendendosene cura, essere le “regine del focolare” (anche se la società odierna tende via via ad attenuare, almeno parzialmente, queste differenze). A chiunque, però, sarà capitato di osservare anche degli uomini tenere comportamenti riconducibili alle caratteristiche proprie dello “yin” (emozionarsi, consolare, essere di conforto ecc.) e viceversa donne agire con qualità “yang” (essere molto attive e dinamiche, manifestare assertività, sino a tenere comportamenti duri, ecc.). Ciò perché in ogni essere umano coesistono caratteristiche sia yang sia yin. In conclusione, una persona di sesso maschile non presenta caratteristiche solamente yang ed una di sesso femminile non è totalmente yin.

Questi orientamenti comportamentali e queste inclinazioni caratteriali sono determinate dalla dimensione, dalla quantità e qualità dell’energia contenuta nei chakra. Ogni essere umano è dotato di questi “organi” del corpo energetico che ne influenzano il comportamento, ne determinano le caratteristiche e sostanzialmente lo contraddistinguono, oltre che a livello emozionale-psicologico anche fisico, mentale e spirituale.

Le tecniche spirituali degli studiosi della Cabala e gli insegnamenti degli yogi di tutto il mondo, infatti, volgevano, e volgono, al raggiungimento di uno sviluppo armonioso dei chakra. Anche le attività, dalle più ordinarie e comuni alle più settoriali, possono essere ricondotte a questi due concetti. Una corsa, una scalata, un ballo sono azioni yang, quando si passa del tempo distesi riposandosi ed ascoltando della musica, si svolge un’attività yin. Così come i sessi e le persone, anche le attività sono solo apparentemente unicamente yang o yin.

Durante un’attività fisica intensa, l’atleta, mentre tiene un comportamento caratterizzato da attenzione e concentrazione, con grande dispendio di energie fisiche, “lascia andare” (comportamento yin) energie di stress e viene liberato da molte tossine, conseguentemente favorirà il rilascio delle materie di scarto dal sistema gastro intestinale. Inoltre, già durante lo sforzo, il corpo secerne le endorfine il cui effetto appagante e rilassante è ovviamente yin. Infine, seppur l’attività fisica implichi un notevole sforzo fisico, il corpo viene ricaricato, riceve molta energia (aspetto yin) e si accelerano e favoriscono molte funzioni fisiologiche rigenerative dei tessuti, in particolare all’interno delle articolazioni. Contrariamente a quanto si possa immaginare, chi pratica sport con regolarità ed intensamente, al termine dell’allenamento, si sente più forte, vigile, percepisce meno il senso di fame a parità di ore di digiuno, rispetto alle giornate in cui non ci si allena. Un altro esempio del dualismo si ha durante l’insegnamento, sia del genitore nei confronti del figlio, sia di un istruttore o di un maestro verso gli allievi ecc. Durante questa attività, chi trasferisce i concetti svolge un’azione yang, mentre gli studenti sono in atteggiamento recettivo yin.

L’atto di insegnare yang, però, è un atto di amore durante cui si esprimono le caratteristiche ed implicano l’uso del chakra yin per eccellenza, il cuore. In più non si deve tralasciare l’aspetto karmico: all’atto, yang, dell’insegnamento conseguirà, in favore del docente, il diritto di ricevere illuminazioni, un aumento del livello di comprensione e della consapevolezza, oppure, altri insegnamenti potendo partecipare (yin) a lezioni interiori od esteriori comprendendone a pieno i contenuti. Un vecchio adagio diceva infatti che il maestro sinché non svuota la bisaccia del suo sapere (yang), non potrà mai ricevere (yin) nuovi insegnamenti.

Anche durante la pratica delle tecniche spirituali, nel momento di concentrazione, si ottiene la purificazione, ovvero l’”essere passivamente liberati” da energie “negative”, od ancora, a rendersi recettivi (yin) alle energie provenienti dai Grandi Esseri. Nelle arti marziali qualche grande maestro insegnava che proprio nei piccoli movimenti, o addirittura nella stasi, si nasconde il più fervido movimento interiore, così come in certe meditazioni, durante la più profonda, apparente inattività, vi è il più intenso e produttivo “progresso spirituale”, “movimento interiore”.

Nelle arti marziali, in più, si parla di “annullamento nella tecnica”: il praticante che la esegue deve spersonalizzarsi e divenire la tecnica stessa, diventare egli stesso la tecnica. Così in un’espressione fisica fortemente yang, interiormente si assume un atteggiamento esclusivamente yin.

Il Maestro Choa spesso soleva dire quanto sia impossibile volare con un’ala sola, che è indispensabile sviluppare due ali: l’ala yang, concentrazione e chakra “yang”, l’ala yin, consapevolezza e chakra “yin”. A seguito di tutte queste riflessioni, forse, concludendo, viene naturale pensare che l’ala yang contenga anche delle penne yin, e quella yin, penne yang …


Grazie Maestri

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