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Il perdono

Riporto l’esperienza personale di circa 10 anni di pratica del perdono.


Si premette che perdonare non significa riconoscere la ragione a chi ha causato sofferenza, o accettare i torti ricevuti, o subire passivamente i comportamenti e le azioni altrui senza prendere provvedimenti, anche gravi.


Quali sono i vantaggi di perdonare interiormente chi ha causato sofferenze?


L’atto del perdono, se si sono subiti gravi torti, tutela dal rischio di trascorrere la vita in sofferenza provando continuamente sentimenti logoranti come il rancore, il risentimento, l’odio ecc. ed aiuta a prende le decisioni giuste per il proprio ed altrui bene con pace e serenità maggiori per tutti.


Perdonare porta le persone ad astenersi dal riversare sui propri cari emozioni e pensieri negativi quando si tocca l’argomento.


Se una persona prova e rivive le sensazioni spiacevoli di ricordi e conseguenti sentimenti, emozioni o pensieri negativi, non potrà essere pienamente felice (in varia percentuale …).

Se nell’interiore risiedono questi sentimenti ed emozioni negativi, inevitabilmente si tenderà ad attrarre persone foriere di situazioni simili, tendendo a rivivere ripetutamente esperienze secondo uno stesso cliché. Inconsciamente vi è anche il pericolo di manifestare nei comportamenti questi sentimenti, emozioni e pensieri, così da non comportarsi amorevolmente verso il prossimo. A volte i torti subiti incidono negativamente e rischiano di deviare il comportamento sociale.

Perdonare migliora, quindi, anche la qualità nei rapporti sociali.

La sofferenza può essere causa di manifestazioni psico somatiche al pari delle malattie c.d. da stress (gastrite ed ulcera, psoriasi, dermatiti, certi tipi di emicrania, afte, stanchezza generale ecc.). Le emozioni, i sentimenti ed i pensieri sono, infatti, vere e proprie formazioni energetiche che condizionano il funzionamento dei chakra, i quali sovraintendono, alla sfera emozionale e mentale della persona, oltre che alla sfera fisica. Queste energie negative non produrranno solo sofferenza e disagi interiori, ma contribuiranno anche ad una condizione fisica peggiore.


Quando si perdona (ciò può avvenire istantaneamente o mediante un processo graduale) questi conglomerati energetici si disintegrano e non condizionano più i chakra, il risultato è una diversa percezione di sé, del mondo in cui si vive, degli accadimenti, delle condizioni, delle situazioni, l’idea che si ha delle altre persone.


Come si fa a sapere se si ha perdonato?

Se non si prova più alcun disagio interiore nel riportare alla mente l’accadimento/i o la persona/e, allora si ha davvero perdonato: il ricordo permane, ma non la sofferenza interiore.


A chi si rivolge il proprio perdono?

Si perdonano le persone che hanno causato sofferenza e, molto importante, è necessario anceh perdonare se stessi, per evitare di essere vittima dei propri sensi di colpa. In quanto esseri umani tutti si cade in fallo, anche gravemente, ed anche quando si compiono azioni malevoli consciamente, lo si fa perché si cede alla tentazione di anteporre il proprio vantaggio a discapito del prossimo.


Le persone creano sofferenza nel prossimo poiché:

  • provocati dal comportamento conscio o inconscio di chi diventa oggetto delle reazioni di chi ferisce, e non si riesce a trattenere la reazione;

  • si pretende un comportamento non proprio della natura di chi ferisce che si sente aggredito o intimamente forzato, e così reagisce;

  • chi provoca la sofferenza pensa di fare il nostro bene (pensi ad es. ai genitori quando non consentono ai figli di seguire le proprie legittime inclinazioni);

  • preda della propria natura inferiore (orgoglio, prepotenza, desiderio di controllo, egoismo ecc.), sia con dolo, sia per colpa;

  • a volte le persone assumono determinati comportamenti errati a causa delle subite sofferenze, vittime a loro volta di subite ingiustizie e violenze, di un’educazione sbagliata, di traumi non superati ecc.;

  • altre volte, infine, le persone fanno soffrire i parenti ed i cari perché soffrono di malattie, sono coinvolti in incidenti, (a volte perché commettono imprudenze, a volta senza colpa alcuna), scatenando una sofferenza tale da trasformarsi in risentimento (“rabbia”) per chi è, oltretutto, vittima. A volte le persone lasciano questo mondo e sono oggetto di sentimenti di rancore da parte dei propri cari sofferenti.

È fondamentale perdonare se stessi per:

  • aver nuociuto a se stessi a causa della commissione di azioni, per aver provato emozioni o formulato pensieri malevoli;

  • essere stati limitati nella comprensione e aver errato;

  • aver nuociuto agli altri con attacchi fisici e/o psichici;

  • essersi concentrati sugli aspetti negativi altrui (parlarne, muovere critiche, accusare ecc.) tende ad amplificarli e così si getta una pesante ombra sulla persona che farà più fatica a migliorare o manifestare buone qualità;

  • aver reagito e ripagato della stessa moneta chi ha causato la sofferenza (che magari era stata una reazione provocata).

Vi sono delle teorie per cui se si è commessa una certa azione in passato, per conoscerne a pieno l’effetto, il significato e le conseguenze del proprio operato, il modo migliore è quello di sperimentarlo in prima persona. Per rendere più semplice l’atto del perdonare si può quindi dare questa chiave di lettura agli accadimenti spiacevoli: servono per imparare gli effetti delle azioni che, forse, si sono commesse in passato (c.d. legge del karma), oppure, più semplicemente se ne impara il significato in modo da non commetterli in futuro e quindi evitare sofferenze altrui, o, ancor più semplicemente, dato che le persone sono dotate di libero arbitrio, e nessuno è perfetto, a volte ci si imbatte in spiacevoli situazioni.


I più misericordiosi e consapevoli possono arrivare a benedire chi ha fatto loro del male perché li riconosce come strumenti per il raggiungimento di nuove assunzioni di consapevolezza e prega affinché non abbiano a pagarne il prezzo … come ha fatto Gesù (Signore perdonali perché non sanno quello che fanno).


Gli accadimenti sono quindi strumenti per la nostra evoluzione, poco conta la persona che ci dà modo di sperimentarli, ognuno ha il proprio cammino e dovrà poi rendere conto. È bene focalizzare il pensiero sul proprio apprendimento piuttosto che sugli “altri”.


Ciò che conta è che perdonando si vive meglio e si sarà più “liberi” di trovare cose migliori.

Il raggiungimento della pace interiore è un tema ricorrente anche nella nostra società.

Il perdono e la misericordia rappresentano il fondamento dell’insegnamento che il Cristo, attraverso la predicazione e l’esempio ha diffuso ai discepoli. Attraverso il perdono e la carità si concretizza l’amore verso il prossimo. La disponibilità, la tolleranza, la comprensione, la delicatezza, la misericordia, sono tutte espressioni di questi due capisaldi.


L’ultimo atto compiuto dal Cristo in croce è stato infatti perdonare.

Il concetto e l’importanza del perdono sono stati sottolineati e ribaditi in tutte le culture ed epoche.

Essendo il Cristo la figura della Trinità che incarna l’amore divino, l’atto del perdono rappresenta, così, una tra le più alte forme di amore.

Ci viene fornita un’ulteriore opportunità e modo per migliorare la nostra esistenza a prescindere dal credo e dalle religioni: il perdono. E allora non resta che perdonare, sperimentarne l’effetto, e solo in seguito si potranno trarre le personali considerazioni.


Buon perdono!

Grazie Maestro.

Carlo Emanuele

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